Esattamente, quand’è che abbiamo smesso di goderci la vita? Mi spiego meglio; non mi riferisco all’ultimo periodo perchè la riposta è ovvia e scontata per tutti essendo nel pieno di una pandemia di Covid-19.
La mia domanda si spinge oltre: quando abbiamo smesso di lasciarci stupire dalla vita, dagli affetti, dalla quotidianità; quando abbiamo smesso di godere delle cose piccole, vere e semplici – come la semplicità di una colazione lenta con un plumcake allo yogurt fatto in casa – per andare alla ricerca di sapori esotici, paesaggi lontani, emozioni forti e definitive?
Mentre scrivo questo post ho tra le mani una vecchia foto, ritrovata chissà dove, che ritrae i miei nonni materni ballare. E’ estate e sono nel cortile di una casa privata, lo si capisce dall’abbigliamento poco formale; la foto è a colori quindi immagino che siano gli anni ’60.
Alle loro spalle ci sono un gruppo di persone sedute su sedie di legno dall’aria poco stabile. Tutti si divertono, ridono c’è chi batte le mani, parlano amabilmente senza prestare attenzione all’obbiettivo della macchina fotografica mentre i miei nonni danzano su quella pista da ballo improvvisata.
Mia nonna indossa il suo solito rossetto rosso, mio nonno una canottiera bianca di quelle intime ma rimane sempre un uomo di un’eleganza unica. Sorridono, lo sguardo è complice e innamorato, hanno tutto quello di cui hanno bisogno e forse anche di più. Sono felici, è innegabile, come se i pensieri e la fatica della vita di due semplici operai di provincia in quel momento non fosse un loro problema: “ci pensiamo dopo” staranno pensando.
Si godono con gratitudine e rispetto quello che la vita ha donato loro, nel bene e nel male; ogni momento è importante ogni cosa ha valore ad ogni passo di danza sono più ricchi. Sono nel qui ed ora, non chiedono di meglio, non hanno bisogno d’altro per essere felici.
Con questo aneddoto non voglio dire che il segreto per godersi la vita sia accontentarsi, tutt’altro. L’ambizione e la sete di conoscenza hanno reso l’uomo libero, ma spesso ci dimentichiamo di fermarci e di abbassare lo sguardo verso i nostri piedi che sono nel qui ed ora.
Siamo sempre proiettai con lo sguardo e con la mente verso al futuro – un futuro che si sposta sempre più in là non arrivando di fatto mai – che ci dimentichiamo che la vita è adesso e dobbiamo goderne con ogni respiro, ogni muscolo, ogni lacrima e ogni sorriso anche cucinando una delle ricette più semplici e banali della terra, come un plumcake allo yogurt per regalarci il sapore vero e semplice di una colazione lenta preparata con il cuore.
Per cui oggi, dopo settimane a sperimentare ricette esotiche, torno alle origini e pazienza se di ricette di plumcake allo yogurt ne è pieno il web e ognuno di noi ha sua la ricetta di famiglia; questa è la mia versione, farcita di consapevolezza, gratitudine e attenzione per ogni piccolo gesto, una ricetta che racconta di tornare a godersi la vita. Ora.
Mini plumcake allo yogurt
Ingredienti
- 200 gr farina 00
- 100 gr zucchero di canna
- 140 gr yogurt bianco
- 80 gr burro
- 2 uova
- 1 cucchiaino lievito per dolci
- q.b. scorza di limone non trattato
- pizzico sale
Istruzioni
- Con le fruste elettriche monta lo zucchero con le due uova e aggiungi un pizzico di sale al composto che dovrà risultare liscio e spumoso
- Aggiungi il burro fuso che avrai fatto raffreddare e subito dopo lo yogurt, mescola con un cucchiaio o con una marisa (leccapentole), aggiungi una grattugiata generosa di scorza di limone non trattato
- Metti il lievito nella farina e aggiungila al composto in due/tre riprese setacciandola con un colino, mescola finchè non ottieni un composto liscio e ben amalgamato
- Metti il composto negli stampi da mini plumcake riempiendoli per 3/4. Se utilizzi degli stampini in alluminio devi imburrarli e infarinarli mentre se utilizzi dei pirottini usa e getta o gli stampi in silicone non è necessario
- Cuoci in forno statico preriscaldato a 180° per 20 minuti circa. Fai raffreddare e decora con abbondante zucchero a velo
